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Ci siamo, tra poco si parte: Destinazione ENCI 2011

Quest’anno molto è cambiato, rispetto all’anno scorso, mi scopro più stanco e più solo - ma come ogni anno - tra un po’ ci siamo. Mancano pochi giorni all’Enci, iniziano i preparativi e come sempre si dà la priorità ai protagonisti: i cani.

Inizio col caricare l’acqua, il mangime ed eventuali medicinali di primo soccorso, della serie: non si sa mai! Poi si puliscono le gabbie e il furgone, si controlla il materiale: pettorina da pista e guinzaglio lavati e ok, tutto l’occorrente per la prova campo come riporti, ciotoline per i revier, palline, clicker, ciotola per l’invio, abbiamo tutto.

 

Mentre poi si fa la valigia per noi bipedi, quasi sbadatamente, arrivano alla mente gli amici di ogni vigilia: i dubbi. Quest’anno Evil ed io siamo arrivati ad un importante appuntamento non al top, ma contenti. Nel seguire questa sfida come se fosse un sogno abbiamo dato tutto, forse, molto di più degli altri anni, quindi ci arriviamo senza rimpianti e senza alibi. Ricordo i momenti duri, quelli in cui chiedevo al mio cane di dare di più, domandandomi quanto fosse giusto farlo. Ricordo le corse su un campo infangato con amici che, come me, nascondevano i loro stati d’animo tra silenzi e sorrisi. Ricordo il freddo passarmi le carni quando lo vedevo stanco quasi a non farcela e il caldo quando migliorava. Quel vecchio cane che io ho sempre definito “risparmino”, questa volta mi ha insegnato che anche lui, a modo suo, sa donarsi; ha dato tutto quello che possiede, magari rispetto ad altri cani è poco, ma è tutto quello che lui ha da dare e questa volta me l’ha regalato.

Arriviamo all’Enci con molti più dubbi dell’anno scorso, molte più incognite, ma ci arriviamo da amici che hanno inseguito un’impresa e l’hanno realizzata. Chiedermi se ho lavorato abbastanza i riporti, le piste o i controlli non importa, guardo quel vecchio cane che da 7 anni mi è al fianco, più bianco dell’anno scorso forse più stanco, ma sereno nell’essermi vicino e questo mi da ossigeno al cuore e mi fa sentire meno solo.

Ci aspetta la prova campo, cosa provare, cosa fare in quei 5 minuti in fase B obbedienza. Poi ci sarà la prova campo fase C attacchi, là è facile faremo i revier e in quei 5 minuti guarderò quanto il mio amico sarà in forma. Poi Inizieremo la gara, la pista: ci si presenta dal giudice e poi via a 10 metri dal cane a fidarsi di lui, del suo naso, a tremare per ogni incertezza, ogni accertamento, ogni cambio di andatura fino ad arrivare al primo oggetto. A quel punto respiri, raggiungi il cane, una carezza e si riparte. Altri metri da fare, altri angoli da pennellare per arrivare al secondo oggetto; manca poco e con la coda dell’occhio guardi se lui è stanco, se la bocca è chiusa o aperta e via fino alla fine quando nell’alzare l’ultimo oggetto, ti ritrovi a fare un lungo respiro liberatorio.

Eccoci alla fase B, obbedienza: presentazione al giudice e si attende fermi al paletto che l’altro cane si prepari al terra libero, quei secondi non passano mai. Tu e lui lì, pronti ad affrontare quei 12 minuti tutti d’un fiato. Ci siamo: sguardo veloce al giudice e si parte in condotta. I primi passi sono fondamentali, in quei pochi metri controlli se il cane è connesso e presente. E’ pronto: lo percepisci dal respiro, dal passo pesante uguale al tuo, dalla pressione della spalla che sfiora la tua gamba, dallo sguardo che senti addosso quasi a dirti andiamo, andiamo, io ci sono. Dietro front, tre velocità, angolo a destra, un altro dietro front e ora fermi; posizione base mentre il gruppo si prepara e in quei secondi guardi quel cane quasi a dirgli: “ok, ora facciamo vedere quello che valiamo!”. Si riparte con un angolo a sinistra e il gruppo, nell’entrarvi ti concentri per sentire se quel respiro muta, per cercare di capire se è tutto ok. Fatto! Ora siamo nuovamente al paletto di partenza, una carezza calma se il cane è agitato o energica se è un po’ scarico; si prosegue con il seduto in movimento, dopo il segnale si devono fare trenta passi, in quei passi ci si chiede: Si sarà seduto? Sarà stato veloce? Ci si gira e si ha il verdetto, ok è seduto. Si torna dal cane e pronti via: terra in movimento, qui è più facile capire se tutto è andato bene, altri trenta passi e chiamata, poi l’ultimo fisso il resta in piedi e un’ulteriore chiamata. Ora siamo ai riporti: il primo in piano, il secondo sul salto, bisogna gettare il riporto al solito posto come è stato fatto in ogni allenamento in modo che il cane sappia dove aspettarselo, è il solo modo per aiutarlo un po’; il terzo viene lanciato oltre la palizzata. Infine l’invio e come un eterno battito di ciglia abbiamo finito!

Molti sono gli stati d’animo che in questi minuti ti attraversano l’anima. In alcuni momenti il cane è là, lo senti e sei forte, sicuro perché lui è con te, e un attimo dopo ti sembra di perderlo e ti si ghiaccia l’anima. Che cosa fare? Incoraggiarlo e perdere punti o aspettare? Fidarsi di chi pensi non ti tradirà, non ora…

Resta la fase C, attacchi. Qui i dubbi sul da farsi: tenere il cane aperto per avere più espressione e rischiare o controllare per avere più certezze ma meno espressione? Questi dubbi iniziano prima di entrare in campo e mentre s’avvicina il momento, sei sempre meno convinto della scelta che stai per compiere... Ci si posiziona al paletto, uno rapido sguardo al campo, un respiro profondo e via: primo revier, mentre il cane si dirige ancora i dubbi, che fare? Controllare o tenere aperto? I revier passano e tu cammini controllando che il cane giri stretto, attento a dare il segnale giusto al momento giusto e ad essere nel posto esatto in modo da coprire il revier alle spalle, dove il nostro cane si aspetta di trovarci. Siamo all’abbaio lui è lì e tu al centro del campo ad aspettare l’ok del giudice; il tempo si ferma mentre ascolti il tuo cane abbaiare e ad ogni abbaio speri di raggiungerlo. Ci sei, sei ancora una volta al fianco del tuo cane. Figurante fuori! Spostamento, fuga, ora è solo. Tu da dietro al revier osservi: come sarà la prima presa? Forte o debole? Piena o a metà bocca? Lotterà impegnando il figurante o sarà passivo? Sei lì e non puoi aiutarlo, ma solo sperare che lui sia pronto, in forma, puoi sperare che gli possa bastare anche solo saperti dove sempre sei, per dare ancora quella zampata che ti aspetti. Finita la fuga si dà il lascia, e subito il riaffronto, due bastonate e nel sentirle controlli che non le abbia accusate troppo. Qui i ritmi sono altissimi tutto si svolge in pochi minuti, inizia il trasporto e tu guardi quel cane che lotta e cercando di sorreggerlo, ti scopri a dire: “Dai amico mio, fai vedere quello che sei, fai vedere quanto vali! Dai io sono qui!”. Un altro lascia e ci si avvicina con la scorta da dietro, osservi: se il cane è spento controlli poco, se è eccitato controlli di più. Riaffronto, un’altra presa, un ulteriore trasporto, qui il respiro del cane è pesante perché ha già dato tanto. Disarmo e si va dal giudice, si consegna il bastone e ci si avvia a bordo campo per le ultime due prese, in quei passi bisogna controllare e osservare se il cane è stanco o è ok, sono passi infiniti e tu a sperare che recuperi in po’. Ci siamo, lui è seduto al tuo fianco, ancora una squadra e il figurante si muove, si osserva il giudice ed ecco il segnale: vai amico mio, sii veloce e sicuro vai! Sei solo, mentre il tuo cane corre verso il figurante ti scopri a chiederti, a sperare che vado tutto bene, che sia ricevuto bene, scaricato correttamente, che non scivoli e non si faccia male. Un altro trasporto, attenzione a dare il lascia al momento giusto ora, lascia! Riaffronto, due bastonate e un altro lascia; l’ultima vigilanza e nell’avvicinarti speri che non rientri e che non musi. E’ finita! Disarmo, accompagnamento dal giudice e guinzaglio.

 

Quest’anno noi ci saremo e in tutto quello che avete letto io sarò lì, come Evil lo è stato in questi sette anni. Ora sono io a dovere qualcosa a lui, ad un cane che credevo saper dare poco e che in silenzio, giorno dopo giorno e allenamento dopo allenamento, ha dimostrato quanto mi sbagliassi. In questo mese e mezzo, ad ogni allenamento gli ho chiesto di più e lui come un amico silenzioso ha fatto tutto ciò che poteva. Ho sperato di non pretendere troppo, ho convissuto con le mie scelte, i miei dubbi e le mie paure, ma questo ci ha portato a essere una squadra, poco importa se arriviamo stanchi, ci arriviamo insieme ancora una volta.

In quei pochi minuti si racchiudono anni di sacrifici, di allenamenti al freddo quando il gelo paralizza le mani, allenamenti sotto l’acqua da non riuscire più a vedere, su un terreno pesante da tagliarti le gambe oppure con un caldo afoso da seccarti la gola. Attimi che racchiudono anni passati fianco a fianco sempre e comunque, ad accettare i molti insuccessi senza mollare e godere delle piccole soddisfazioni, scoprendo alla fine della corsa che il vero successo è diventare ciò che si è.

Sarà forse l’ultima gara di Evil e come segno di stima e di rispetto gli farò un grande omaggio, ci ho pensato per giorni combattuto se farlo o no e ho pensato a cosa avrebbe fatto lei. Indosserò un giubbetto diverso, nero anziché blu: una giacca che è rimasta in furgone per anni e porta ancora i segni dell’ultimo allenamento fatto. Quest’anno abbiamo bisogno di tanto aiuto, e indossare quella giacca sarà come avere anche lei lì con noi, al nostro fianco a darci un pò di quella forza che a noi manca, perché troppo stanchi, per aver corso, per non averci risparmiati, costretti dalla vita ad inseguire. Non so cosa proverò nell’indossarla ancora una volta, già ora ho i brividi, ma lo devo ad un vecchio cane che mi ha dato tutto quello che aveva proprio quando non me lo sarei aspettato. Mi ha insegnato che a volte la vita sa sorprenderti e lo fa con chi non ti aspetti.

Per voi queste righe saranno retorica, esibizionismo, ma per me sono la storia di un’amicizia, sono vita! Ho iniziato a raccontare i miei allenamenti con Evil per scherzo, così per scaricare un po’ di tensione prima e di rabbia, frustrazione poi quando si è infortunato. Ora con queste righe vi descrivo quel che sarà quest’anno la gara e nell’ascoltare, forse per l’ultima volta il giudizio in fase C, ripenserò a tutta la strada fatta da quando questo vecchio cane è arrivato da me e l’ho visto rincorrere la sua prima pallina, con l’entusiasmo del cucciolo, fiero e rapito da quello che stava facendo. Nell’abbassare i miei occhi cercherò i suoi nascosti in un muso un po’ più invecchiato, bianco, ma saprò guardare oltre e rivedrò quell’anima da guerriero; probabilmente mi scoprirò ad accarezzargli la testa quasi a dirgli grazie. I punti, beh, speriamo di farli, altrimenti nessuno potrà rubarmi questo e quando tra un po’ di anni racconterò a qualcuno la storia di questo cane, scoprirò che lui è entrato nel mio cuore piano piano, in punta di zampe e la lacrima che tratterò sarà il mio omaggio ad un burbero, silenzioso amico.

Ora scusate ma ho un vecchio amico da condurre, abbiamo una gara da fare! Grazie a tutti per averci sorretto fino a qui. Portate pazienza se non saremo all’altezza, noi saremo là ancora una volta contro tutti, a dire che con un po’ di cuore e una pallina si può andare in gara, saremo la solita voce fuori dal coro e a me basta. Se dovete attaccare qualcuno, per favore ve lo chiedo io che non ho mai chiesto niente, prendetevela con me: mie sono state le scelte, mie le decisioni e mie sono le responsabilità. Ma nell’incrociare lo sguardo di questo vecchio cane quando uscirò dal campo, se sarete lì, abbassate per un attimo il vostro in segno di rispetto di chi ha dato tanto ed è ancora qui a dare… grazie!

 

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